Ti alzi dopo una delle notti più silenziose di tutte quelle vissute qui a Kabul. E qui le notti solo sempre molto silenziose visto il parziale coprifuoco. Solo qualche elicottero e il passaggio di una o due jeep. Ancora prima di arrivare alla cucina per la colazione un sms ricorda a te e a tutti i collaboratori del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) che oggi si dovrà rimanere a casa. Il pensiero e le chiacchiere fra di noi, davanti a una splendida insalata di frutta, è in costante ping pong, sballottato fra il volersi ripetere quanto è bello questo posto, quanto concreto ciò che il CICR fa, e l’attacco di ieri a un luogo identico a quello dove ci troviamo ora, a quella guardia, vittima dell’attacco di ieri a Jalalabad e agli altri collaboratori che hanno vissuto un paio d’ore molto dure. E che ora sono accompagnate.
Ogni giorno entri ed esci da cancelli, porte, barriere sorvegliate da guardie di ogni armamento e nazionalità. Non tutti sanno che quelle del CICR sono diverse dalle altre: a tenere aperte le porte della Croce Rossa sono persone del luogo, non armate. Nessun mercenario. Nessun esercito. Niente fucili spianati.

Nessuna arma può entrare negli spazi del Comitato Internazionale della Croce Rossa. Nelle case, negli uffici, nei centri ortopedici, ogni volta che si entra in un luogo targato ICRC Geneve ci si sente più liberi, rilassati e al sicuro. Nessuna divisa. Neppure le auto con le quali vai e vieni per le vie della città sono paragonabili agli enormi SUV che tutte le organizzazioni internazionali di pari grandezza qui hanno. Nessun vetro blindato, niente guardie armate a farti da scorta, solo una grande croce rossa su ogni lato del veicolo e vari adesivi che ricordano la neutralità che quel simbolo rappresenta. E ti senti bene, vedi altri stranieri girare nei veicoli blindati vestiti di giubbotti antiproiettile; parli con loro e vieni a sapere che non sono mai usciti dal loro compound, che non hanno idea di come sia fatto l’Afganistan e nemmeno Kabul “per motivi di sicurezza” e tu, sebbene hai la libertà di movimento limitata e sottostai a precise regole di sicurezza molto ferree, pensate per evitare di trovarsi nel luogo sbagliato al momento sbagliato, ti ritieni fortunato.