V per Vendetta

V per Vendetta
Negli ultimi mesi mi sono spesso trovato a discutere di “diritti vs. internet”. Lo dico subito: io sono per la libertà più totale sul web e nell’informatica tutta. Sono per l’open source, sono per la possibilità di acquisto di musica senza lucchetti DRM, sono per il Creative Commons, sono per lo scambio di informazioni, capacità, conoscienze, perché sono convinto che sia il modo migliore per uscire con un briciolo di libertà da questo mondo “paranoico”.

Ho letto un libro assolutamente esaustivo in questo senso. Grazie all’amico Maks che me l’ha regalato: Il futuro delle idee, di Lawrence Lessig (Feltrinelli, 2006). Lo consiglio a tutti!

Così come vi consiglio questo breve articolo de Il disinformatico, pubblicato sul sito di Rete Tre (radio svizzera). Un articolo che non illustra il problema nella sua integrità, ma che ci aiuta a capire l’altra faccia di una medaglia.

Come nel film V per Vendetta, ci fanno credere che per la nostra sicurezza dobbiamo privarci dei nostri diritti, e noi a testa bassa diciamo di sì e ci chiudiamo in casa… Alla faccia di chi l’ha descritto come film per ragazzini…

Dilemma

Due giorni fa è venuto a trovarmi al Festival del film di Locarno il mio amico Flöz. Era spuntato il sole dopo due giorni di pioggia e come tutti siamo finiti a parlare di meteorologia e affini. Finché ci siam trovati a litigare – amichevolmente – su di un punto.

Flöz sosteneva che se un temporale ti coglie impreparato non è giocare pulito rubare il primo ombrello che si trova all’entrata di un qualsiasi ristorante o bar. È meglio bagnarsi in onore del fair play. Poveraccio il tipo che ha lasciato l’ombrello all’entrata e che non lo ritroverà. Io, per fare l’avvocato del diavolo, ho osato affermare che non è poi così grave, che se qualcuno può trarre beneficio dal mio ombrello tanto meglio, io prenderò quello di qualcun’altro… e forse ora che l’ultimo avventore del bar sarà uscito dal locale il temporale avrà cessato di sfogare la sua ira ed egli non avrà più bisogno dell’ombrello!

Flöz – credo giustamente (lui è uno bravo!) – non era d’accordo. E la discussione è finita lì con lui che mi osservava forse un po’ deluso dalla mia uscita. Poi, ieri, mi son ritrovato a pensare a quanto discusso e mi son chiesto: fair play non potrebbe essere anche lasciare il proprio ombrello a disposizione di altri all’entrata del ristorante?

Com’è difficile essere dei bravi ragazzi… 😉

La piazza grande sotto al temporale (foto di Massimo Pedrazzini)
Piazza Grande sotto al temporale, di Massimo Pedrazzini / Fotofestival Locarno 2007 (clicca per ingrandire)
  

 

Anthony Hopkins: il suo mondo "paranoico" al cinema

Due giorni fa sul palco del FEVI, qui al Festival del Film di Locarno, è salito un novello regista a presentare la sua opera prima. Aveva già diretto due film per la televisione ma questo è il primo film con il quale sbarca nelle sale di (speriamo) tutto il mondo. Classe 1937 – il 31 dicembre compirà 70anni… – il regista in questione si chiama Anthony Hopkins

Ebbene sì, Hopkins è in concorso a Locarno con il suo film Slipstream, un film che esplora la mente e l’inconscio di un creativo alle prese con i suoi fantasmi. Uno scrittore di sceneggiature (interpretato dallo stesso Hopkins) che non riesce più a distinguere realtà da finzione, che mescola persone reali a personaggi fittizzi, che attinge dalla realtà per la finzione e vive la finzione come se fosse realtà. Insomma, un film paranoico che parla di paranoia. E che cerca in modo coraggioso a dir poco di raccontare il mondo senza confini che si nasconde nella crapa di creativi e non.

Il fatto che però più mi ha sconvolto è che Anthony Hopkins ha realizzato questo film con uno spirito che manco un 20enne con tante idee e voglia di cambiare il cinema si ritrova. Cavolacci, montaggio super paranoia (assolutamente giustificato dalla storia), sovrapposizione di piani, idee, concetti, per un film che è difficile da seguire, ma che a uno come me fa venir voglia di saltare sulla poltrona del cinema a dire “ancora!!!”. Non tutto fila via liscio in questo film, ma cavoli questo settantenne c’ha la forza di un quindicenne che vuole conquistare l’universo in sella a un razzo terra-spazio-terra!

Anthony Hopkins a Locarno

foto by Marco Abram / Fotofestival Locarno (clicca sulla foto per dimensioni reali)

Mad World… paranoiko

La malinconia fa parte della vita, credo. Forse è un po’ da paranoici. Marsilio Ficino (http://it.wikipedia.org/wiki/Marsilio_Ficino) ne parlava come di una componente essenziale e allo stesso tempo dannosa per i “letterati”. Quando sono malinconico mi sento vicino all’animo di musicisti, scrittori, registi. Potrei quasi azzardarmi nel dire che ogni tanto ho bisogno della malinconia.

In questi giorni c’è una canzone a dir poco malinconica. Splendidamente in ottica “paranoico”. È Mad World (http://en.wikipedia.org/wiki/Mad_World), un brano composto per i Tears for Fears ma qui ripreso da Michael Andrews and Gary Jules per la colonna sonora di Donnie Darko.

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L'Ircam di Parigi – matematica e… musica

Grazie alla dritta di Maks, oggi sono capitato su un piccolo documento interessante. Un servizio di Tech Stuff sull’Ircam di Parigi. Ma cos’è Tech Stuff, e cosa è l’Ircam?

Per quanto riguarda Tech Stuff, si tratta di un documentario a puntate sulle tecniche, gli artisti e gli strumenti più bizzarri che hanno fatto la storia della musica elettronica. Dei clip per tutti gli amanti della musica elettronica da vedere su MTV o online, su qoob.tv. Clip che ti fanno amare la musica e la scienza, il “caffé e la matematica” (tanto per citare una sezione del nostro blog…), che ti fanno capire che il mondo della musica non è fermo agli strumenti inventati negli anni ’70 ma in continua evoluzione.

Per quanto riguarda l’Ircam, be’ si tratta di un posto un po’ paranoico, nascosto sotto il centro Pompidou di Parigi. L’Ircam è uno dei centri di studio del suono e della musica più grandi al mondo. Qui si sviluppano nuovi strumenti a metà strada fra l’analogico e il digitale. Qui si avverano i sogni dei tanti compositori che vorrebbero finalmente unire il violino al moog in sonorità che non hanno limiti. Qui si va oltre ai plug-in e alle banche sonore in dotazione ai migliori software musicali. Insomma, in questa nostra ricerca forse un po’ paranoica al confine fra scienza esatta e intuizione l’Ircam ha subito preso un posto d’onore.

Vi consiglio quindi di investire 6 minuti e 58 secondi della vostra vita in una visita guidata all’interno dell’Ircam di Parigi, attraverso il video che potrete vedere cliccando qui. E poi magari di farci sapere che ne pensate… quali i neuroni che vi si sono attivati in questi pochi minuti.

la mappa dell'Ircam a Parigi

Real paranoiko!

Ognuno, prima o poi nel corso della vita, cerca le sue origini. Ne abbiamo bisogno in quanto esseri umani Sapiens Sapiens. Quanto poi le origini contino per capire chi si è e dove si va è un altro discorso. Sta di fatto che prima o poi ti guardi allo specchio e ti chiedi “ma da dove vengo? Perché mi chiamo così?”.

Spesso chi mi incontra mi chiede “ma perché paranoiko? da dove viene questo nome?”. Non sapendo che rispondere ho acceso il computer, lanciato il browser internet, e sono salpato alla ricerca delle origini della “paranoia“! Da dove viene la paranoia che ci affligge tutti? Perché abbiamo costantemente paura che il cielo ci cada sulla testa? Chi è il “paranoiko supremo”?

Un fotogramma di Duck And Cover

Il mio amico Daniel oggi ha trovato un documento che ci potrà aiutare in questa inesorabile ricerca. Forse l’origine del “mondo paranoiko” non è qui. Quel che è certo è che il documento video che vi proponiamo è degno di essere annoverato fra i nostri antenati paranoici.

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25 anni a Luang Prabang

Eccoci a Luang Prabang. Ho 25 anni da poco e ho festeggiato facendomi accorciare barba e capelli da un barbiere laotiano che non credo abbia mai veramente tagliato una barba veramente folta. Ho dovuto spiegargli come si faceva. E mentre lo faceva sulla strada i laotiani a spasso si fermavano a farsi quattro risate nel vedere un europeo di 2 metri sdraiato su una seggiola pensata per un asiatico di 1 metro e 50 a farsi fare la barba in quello che più che un parrucchiere sembrava essere il mio garage.

Siamo appena tornati da 4 giorni di trekking nel nord del laos, se volete cercare qualche punto di riferimento su una cartina aprite l’atlante a pagina «sud est asiatico», andate su su con il dito nel laos fin quasi in cima (dove il mekong fa la curva a gomito da ovest a sud), cercate NONG KHIAW (speriamo che sia il nome internazionale) e fate ancora circa 1cm con il dito verso nord. Ecco, noi eravamo li, con i nostri zaini, a camminare per villaggi, cascate, verde splendido e grotte esplorabili. Se poi ci aggiungete la zuppa di zucchine con sticky rice e i bambini che ti corrono attorno, be’, non si puo altro dire che !oooo!

Come detto ora, dopo 3 ore e mezzo di bus pensato per 10 persone e riempito con 28 (tra laotiani e turisti), 4 (polli) e 2 (sacchi di riso), siamo a Luang Prabang. Domani ci sposteremo verso sud. Ma questa sara un altra storia.

On Air! (and down-to-earth…)

“caffè & matematica” è approdato alle frequenze della rete 1 della radio svizzera di lingua italiana. Per i pochissimi che non ne sono al corrente (qualche tribù di allevatori nomadi della Manciuria e alcuni balenieri del Pacifico, suppongo): la conduttrice ha visto il nostro blog e mi ha invitato a partecipare telefonicamente ad una trasmissione intitolata “povera matematica invecchiata…”.

Lo spunto, volutamente provocatorio, nasceva dall’apparente contrapposizione tra la nuova tecnologia ( ‘il computer’ ), nell’uso della quale i giovani mostrano una grande abilità, e la ‘vecchia’ matematica (tabelline, frazioni e -orrore- logaritmi), davanti alla quale gli stessi giovani incontrano difficoltà e sviluppano avversione. Eppure, come ‘si sa’, è la matematica che sta alla base delo sviluppo di molte innovazioni tecnologiche.
Il discorso è stato volutamente centrato soprattutto sulla didattica e, in generale, sulla ‘matematica a scuola’ – e sarebbe stato un peccato il contrario, visto che gli ospiti principali erano noti e riconosciuti esperti in didattica della matematica.

Per chi non avesse seguito la trasmissione (per esempio perchè stava inseguendo un capodoglio al largo del Giappone), dirò che sono stati toccati tanti temi importanti nella didattica: il problema delle lezioni frontali, l’approccio costruttivista, l’importanza di creare una motivazione nell’allievo, di accrescerne l’autostima e la fiducia nelle proprie capacità quando posto davanti ad un problema di matematica, di vincere la ‘pressione sociale’ esercitata dalle opinioni comuni che descrivono la matematica come difficile, noiosa, inutile, triste, e chi più ne ha più ne metta.

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Il mercato di Berlino

Berlino. Oggi ha pure nevicato. E mentre quella poca neve che ho visto solo dalla finestra nel nostro seminterrato scendeva DFK ci raccontava il dietro le quinte di questo e di altri festival del cinema.

Berlinale. Il mercato, lo chiamano così. A vedere gli stand ancora vuoti, pronti alle masse di produttori e distributori che dopodomani accoreranno dai 4 angoli del vecchio continente, si direbbe che questo è proprio un mercato. Simile a quello di Via Caledonia che ben conosco.

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Ho 9 anni…

Oggi mi son svegliato con la neve. Il silenzio che già contraddistingue il mio quartiere di Zurigo oggi era ancora più ovattato. A malapena sento il tram lontano che passa e che scandisce il mio tempo di primo mattino.

Come ormai tradizione ho telefonato a manu esclamando “la neve!”.

Ricordo quando da piccolo stavo ore a guardare la neve cadere nella fontanella nel nostro giardino e scomparire. E i merli a saltellare qua e là. Sembra appaiano solo con la neve i merli. Sarà il contrasto. Ricordo il rumore tozzo e smorzato che facevano le palle di neve lanciate sui tetti delle macchine che lentamente passavano sul tornate sotto al mio giardino. Le palle di neve ovviamente a lanciarle eravamo – nascosti dietro al muretto – il mio vicino Nicolas e il sottoscritto. Sponsorizzati dalla società carrozzieri ticino… Ricordo pure la frenata, la portiera che si apriva, i passi, le imprecazioni e poi il motore allontanarsi nuovamente quando riuscivamo a centrare un veicolo.

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