Pochi minuti fa ero per i vicoli che mi riportano a casa dalla cineteca. Non direi triste, ero annoiato più che altro. Tediato da una tesi che mi obbliga un poco al paraocchi sul mondo. Comunque, ero per i viottoli e il caldo pesava sulla mia leggera noia. Passo davanti “ai pachistani” (qui a Bologna vengono definiti così i negozietti con generi alimentari di prima necessità aperti giorno e notte solitamente gestiti da pachistani, iraniani, giordani, siriani, egiziani… e forse c’è qualche uzbeko sposato con donna di origine turkmena), vedo uno splendido frigorifero ordinatamente riempito con bevande zuccherate che fanno male alle ossa, decido di entrare, apro la “scatola della frescura”, estraggo una lattina contenente acqua sporca all’aroma di tè sintetico e vado alla cassa. Vi trovo due sorridenti donne con velo attorno al capo che mi danno il benvenuto e mi dicono che sono 70 ct..
Ho imparato poco meno di un mese fa alcune parole di arabo. Mi ha affascinato. Quindi, pago e – una volta ricevuto il resto – dico:
– “Shukran!” –
Loro scoppiano a ridere.
– “Afuan!” – mi rispondono sorridendo.
Esco con un ghigno stampato sul viso. Racconto subito questo aneddoto alla mia manu, che era con me quando ho imparato le mie prime parole di arabo.
Ed ora sono felice.
Inshallah, se Dio vuole, prima o poi lo imparo bene.