Non ho nemmeno trent’anni, ma in fondo a me c’è un animo nostalgico. Mi piace il nuovo e il passato. Un giorno vorrei vivere in una vecchia cascina in sasso e legno dalle piccole stanze e l’odore del camino che ne impregna i muri; il giorno dopo sogno una casa moderna, con grandi vetrate, ampie stanze e cemento armato in un disegno all’avanguardia. Quando per le vie del centro scorgo un anziano acquistare cioccolatini in pasticceria vorrei abbracciarlo, sapere a chi sono destinati; arrivato a casa cerco in internet le conferenze del TED per cercare di capire dove va il nostro mondo, che dicono i pensatori del futuro. Mi sparo volentieri 3 film in bianco e nero, muti, e mi commuovo per Buster Keaton; quando sono ai festival salto sulla poltroncina alle proiezioni di film assurdi dove linee del tempo e dello spazio vengono rimaneggiate a piacimento.
E poi ci sei stata tu Mariuccia, 102 anni vissuti vicino a casa, dei quali ne ho potuti seguire una trentina dal vivo e gli altri ho cercato di recuperarli nelle teche. Ti sei spenta oggi. Hai saputo incollare alla tv il sottoscritto con accanto i miei fratelli, il mio babbo (che accendeva il televisore solo per te, Quirino Rossi e Don Camillo), e tutto il parentado. E hai saputo essere innovativa. Lo eri come maestra per le elementari “fuori dagli schemi” negli anni ’50 (e chissà quante te ne hanno dette a quei tempi), lo hai fatto a 100 anni tenendo un blog. Eri nostalgica e moderna, incarnavi tutto questo. Grazie, mi hai insegnato che le due cose possono andare assieme e di getto, da una moderna Vancouver, nel cuore della notte, ti scrivo questo piccolo epitaffio.
Riposa in pace, ma tormenta con la tua pungente simpatia chi ti sta accanto.
Nicc
Nicc: io da Tokyo apprendo la notizia tramite il tuo post.
Dalla “riva di fronte” a Vancouver non posso quindi fare altro che associarmi (anche se, nel mio caso, alla lista dei TV-favorites paterni oltre a Quirino Rossi e Don Camillo dovrei aggiungere Totò).
Saper apprezzare quanto di valido e entusiasmante offrano sia l’antico che il “futuribile”, accostandoli armoniosamente, non è un ossimoro ma una chiave per interpretare il presente. Me ne convinco sempre più, specialmente quando accadono anche a me gli episodi `bipolari’ che descrivi tu – l’ultimo due settimane fa: San Francesco musicato da una compositrice russo-tatara ancor oggi vivente. E grazie alle persone come la Mariuccia che ce ne rendono consapevoli.