Giovanni

In questi giorni, durante il mio girovagare per la città con tram e bus, ho sentito un gran silenzio.

Poi Giovanni – nel documentario che lo ritrae – mi ha detto che ogni persona emette una sua nota, la si può sentire. E la vita, l’amore, è la musica prodotta da queste note, uno splendido arrangiamento.

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2 commenti su “Giovanni

  1. Ascolta il flauto di canna, com’esso narra la sua storia,
    com’esso triste lamenta la separazione:
    Da quando mi strapparono dal canneto,
    ha fatto piangere uomini e donne il mio dolce suono!
    Un cuore voglio, un cuore dilaniato dal distacco dall’Amico,
    che possa spiegargli la passione del desiderio d’Amore;
    Perché chiunque rimanga lungi dall’Origine sua,
    sempre ricerca il tempo in cui vi era unito.
    Io in ogni assemblea ho pianto le mie note gementi
    compagno sempre degli infelici e dei felici.
    E tutti si illusero, ahimè, d’essermi amici,
    e nessuno cercò nel mio cuore il segreto più profondo.
    Eppure il segreto mio non è lontano, no, dal mio gemito:
    sono gli occhi e gli orecchi che quella Luce non hanno!
    Non è velato il corpo dall’anima, non è velata l’anima dal corpo:
    pure l’anima a nessuno è permesso di vederla.
    Fuoco è questo grido del flauto, non vento;
    e chi non l’ha, questo fuoco, ben merita di dissolversi in nulla!
    E’il fuoco d’Amore ch’è caduto nel flauto,
    è il fervore d’Amore che ha invaso il vino.
    Il flauto è compagno fedele di chi fu strappato a un Amico;
    ancora ci straziano il cuore le sue melodie.
    Chi vide mai come il flauto contravveleno e veleno?
    Chi come il ney mai vide un confidente e un’amante?
    Il flauto ci narra d’un sentiero tutto rosso di sangue,
    ci racconta le storie dell’amor di Majnun:
    Solo a chi è fuori dai sensi questo senso ascoso è confidato
    la lingua non ha altri clienti che l’orecchio.
    Nel dolore, importuni ci furono i giorni,
    i giorni presero per mano tormenti di fuoco;
    Se i nostri giorni passarono, dì: Non li temo!
    Ma Tu, Tu non passare via da Noi, Tu che sei di tutti il più puro!
    Ma lo stato di chi è maturo nessun acerbo comprende;
    breve sia dunque il mio dire. Addio!

    Mevlana Jelaleddin Rumi (Balkh, Khorasan 1207 – Konya, Anatolia 1273)

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