In questi giorni, durante il mio girovagare per la città con tram e bus, ho sentito un gran silenzio.
Poi Giovanni – nel documentario che lo ritrae – mi ha detto che ogni persona emette una sua nota, la si può sentire. E la vita, l’amore, è la musica prodotta da queste note, uno splendido arrangiamento.
Mi piace.
Come dice il Poeta:
“Tutta la vita è in questo: siate un flauto silente”.
Ascolta il flauto di canna, comesso narra la sua storia,
comesso triste lamenta la separazione:
Da quando mi strapparono dal canneto,
ha fatto piangere uomini e donne il mio dolce suono!
Un cuore voglio, un cuore dilaniato dal distacco dallAmico,
che possa spiegargli la passione del desiderio dAmore;
Perché chiunque rimanga lungi dallOrigine sua,
sempre ricerca il tempo in cui vi era unito.
Io in ogni assemblea ho pianto le mie note gementi
compagno sempre degli infelici e dei felici.
E tutti si illusero, ahimè, dessermi amici,
e nessuno cercò nel mio cuore il segreto più profondo.
Eppure il segreto mio non è lontano, no, dal mio gemito:
sono gli occhi e gli orecchi che quella Luce non hanno!
Non è velato il corpo dallanima, non è velata lanima dal corpo:
pure lanima a nessuno è permesso di vederla.
Fuoco è questo grido del flauto, non vento;
e chi non lha, questo fuoco, ben merita di dissolversi in nulla!
Eil fuoco dAmore chè caduto nel flauto,
è il fervore dAmore che ha invaso il vino.
Il flauto è compagno fedele di chi fu strappato a un Amico;
ancora ci straziano il cuore le sue melodie.
Chi vide mai come il flauto contravveleno e veleno?
Chi come il ney mai vide un confidente e unamante?
Il flauto ci narra dun sentiero tutto rosso di sangue,
ci racconta le storie dellamor di Majnun:
Solo a chi è fuori dai sensi questo senso ascoso è confidato
la lingua non ha altri clienti che lorecchio.
Nel dolore, importuni ci furono i giorni,
i giorni presero per mano tormenti di fuoco;
Se i nostri giorni passarono, dì: Non li temo!
Ma Tu, Tu non passare via da Noi, Tu che sei di tutti il più puro!
Ma lo stato di chi è maturo nessun acerbo comprende;
breve sia dunque il mio dire. Addio!
Mevlana Jelaleddin Rumi (Balkh, Khorasan 1207 – Konya, Anatolia 1273)