Quello che vi sto scrivendo è un iPaost… Un post scritto con un iPad. L’amico Matteo ce l’aveva li, sulla scrivania. C’ho messo un po’ a vederlo, mimetizzato fra la tastiate del computer sul quale stiamo ultimando gli effetti visivi di un cortometraggio. Poi, appena l’ho adocchiato la tentazione è stata troppo grande. Ed eccomi qui a scrivere con questo gingillo, quaranta centimetri di tecnologia inutile ma affascinante, splendida nel suo dirti senza ritegno ma con molta sfacciataggine “hai vissuto bene anche senza di me fino ad oggi ma metti le mani su di me 5 minuti e non mi dimenticherai più, verrai a cercarmi, passerai i prossimi minuti a pensare a quanto sarei utile in quella situazione, e in quell’altra… Ti piaccio vero?”.
Ha vinto lei (parlo al femminile perché è una sirena moderna che con il suo canto ti ipnotizza), ha vinto l’ipad e ha vinto Steve Jobs intuendo che forse la vita non è fatta solo di cose utili e inutili ma anche di cose belle. In fondo lo diceva già Oscar Wilde riferendosi all’arte…