Sono tornato a Bologna, ci ho vissuto quattro anni ed era un anno che non ci passavo. Ivan, il mitico libraio della Libreria Cinema Teatro Musica di Via Mentana mi ha subito chiesto “come hai trovato la città?”. Mi sarei potuto fermare alla prima impressione, ovvero a quella delusione provata durante la mia passeggiata per Piazza Maggiore, un luogo dove seduto sulle gradinate della Basilica di San Petronio passavo ore a leggere e che ora è transennata, circondata da barriere di ferro che precludono l’avvicinarsi alla chiesa e quindi lo star seduti in piazza a vedere il mondo che passa. È “anti-terrorismo” dicono i carabinieri all’entrata (blindata) del San Petronio.
Sta di fatto che, come detto, averei potuto fermarmi alla prima impressione, lamentarmi un po’ con Ivan e tornare a casa contento di essere uno di quelli “era più bello una volta”.
Ma non è così. Continuando la mia passeggiata per il borgo vecchio ho riscoperto l’anziano frate che dispensa santini, rivisto tutta quella serie di fruttivendoli che imprecano nell’inconfondibile dialetto, scorto i clienti dei negozietti entrare ed uscire con il classico casco da vespa sulla crapa (mai uno che se lo tolga, che ci vadano anche al gabinetto?), assistito alla vicenda del vecchino di 81 anni che si piazza davanti ad un bus bloccando il traffico fino all’arrivo dei Carabinieri perché l’autista non l’ha aspettato e lui “ha pure fatto la guerra nei partigiani”, partecipato alla conversazione al telefonino di ultima generazione del punkabbestia che si lamenta del mondo che va a rotoli…
Bologna è e rimane splendida. Fra l’infrarosso e l’ultravioletto c’è tutta una gamma di colori che si vede meglio attraverso il contrasto.