Il Pip

Mister T (www.pipczynski.ch), che ci ha detto che possiamo chiamarlo Pip, e noi così l’abbiamo chiamato, abita in un paesino dell’Oberland bernese, taca sü na brüga, i fiori e i sacchi di patate selfbedinung. C’ha lo studio al piano terra in una villeta super mega, con dentro due o tre pianoforti, un hammond e una vecchia tastiera, la fisarmonica, tutto pulitissimo e spolverato ma “appoggia tutto dove vuoi” – serviti con Apflesaft e due theremin: una, quella classica – la scatola nera con l’antenna e la barra del volume. E poi, il gioiellino, una specie di grammofono tutto di legno con dentro i circuiti, che ci ha detto che l’aveva costruita il signor Moog o qualcosa del genere, che lui è un polacco e io non parlo più bene il tedesco. La theremin grammofono aveva il San Suono dentro e usciva pure da un altoparlante che, peccato, non c’avevo il microfono e così abbiamo attaccato un bel jack e il Pip ha cominciato. Un po’ seguendo lo spartito, un po’ improvvisando e… via, la magia. Faceva un po’ fatica ad azzerccare e tenere le note, ma poi ci ha spiegato che tenere la tensione nelle dita per tre minuti non è facile, così gli ho detto vibra e lui ha vibrato e poi, evviva, era lui, spaccava.
Poi è arrivato il suo amico, un russo che fa il batterista in un’orchestra da circo (e io adesso sono convinto che oggi ero in un universo parallelo), che era appena stato con Billy Cobham. Il russo faceva le battute ogni volta che apriva la bocca, ma non si capivano anche perché non rideva mai – tranne il Pip, ogni tanto, che ci diceva di non ascoltarlo.
Un giorno riusciremo a tirare il Pip e il suo grammofono magico (ma qualsiasi altro strumento arnese che riesce a suonare) davanti ad un’orchestra, magari quella del circo. Che per me è come ricominciare a drogarmi, perché oggi io ero lì. Ma non sono ancora convinto che lì era lì.

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